Ma c’è un modo alternativo per muoversi in auto

Da Biella a Napoli, le città che offrono l’auto in condivisione sono sempre di più. Con soluzioni comode e vantaggiose.
19/12/2013
  • Debora Serra
car sharing in Italia

Una rivoluzione provocata dalle ristrettezze imposte dalla crisi economica, ma anche dalla lenta e continua diffusione di una nuova cultura della mobilità, che sta capovolgendo il nostro rapporto con l’automobile: pagare l’uso effettivo del mezzo, non la sua proprietà. Questa tendenza, già profilata dai dati europei del 2012 sul sorpasso delle vendite di biciclette rispetto alle automobili, è confermata dal progressivo aumento nel nostro Paese del ricorso a servizi di car sharing, l’auto in condivisione.

Che cos’è e come funziona
Di cosa si tratta? Stiamo parlando di un servizio che permette di utilizzare le quattro ruote solo quando necessario, disponibile 24 ore su 24, ideale per gli spostamenti brevi e frequenti. Non solo: la macchina “in comune” aumenta le possibilità di parcheggio nelle grandi città (libero e gratis nelle strisce blu) e permette l’accesso senza limitazioni alle temutissime (dagli automobilisti) ztl, le zone a traffico limitato che regolano l’accesso ai centri storici.

In genere, il servizio prevede un costo fisso (abbonamento mensile o annuale, più un’eventuale cauzione rimborsabile) e un costo variabile che dipende dall’intensità e dalla fascia oraria di utilizzo del veicolo, oltre che dalla sua tipologia. Sono previsti abbonamenti “base”, formule speciali per le aziende e pacchetti per nuclei familiari numerosi. In parecchie città sono attive convenzioni, e quindi tariffe più basse, con le aziende di trasporto pubblico. Con l’iscrizione vengono rilasciati un numero di identificazione personale (pin) e una scheda magnetica con microchip (smartcard) necessari per aprire e chiudere la vettura, restituirla e fatturare il servizio. Dopo la prenotazione (via internet o call center), si può prelevare in qualunque momento il veicolo, scegliendo i modelli disponibili al momento e il parcheggio più comodo. L’ora di prelievo e la durata dell’utilizzo vanno comunicate al momento della prenotazione. La riconsegna del veicolo avviene di solito nell'area di parcheggio di partenza, ma alcune città (per esempio, Milano) stanno sperimentando modalità più elastiche di presa e riconsegna. Ovviamente queste sono norme generali, che i singoli Comuni possono adattare alle proprie esigenze e specificità modificando le condizioni contrattuali.

Fatti e numeri
La nascita del car sharing in Italia risale al 1998 quando, con apposito decreto del ministero dell’Ambiente, è stata sancita l’introduzione ufficiale del servizio nell’ambito di una serie di misure rivolte alla promozione della mobilità sostenibile. Grazie a un accordo tra i Comuni che hanno aderito, è quindi nata Iniziativa car sharing (Ics): una rete strutturata in un circuito nazionale che consente l’utilizzo del servizio con identiche modalità, anche in comuni diversi da quello di iscrizione. Al mese di ottobre 2013, le città in cui risulta attivo il servizio sono: Biella, Bologna, Brescia, Firenze, Fossano, Genova, Milano, Padova, Palermo, Parma, Roma, Savona, Scandicci, Sesto Fiorentino, Torino e Venezia. Secondo i dati di Ics (riferiti ai servizi pubblici), il primo car sharing italiano è stato avviato a Milano nel 2001, seguito da Bologna e Venezia (agosto 2002) e Torino (novembre 2002). Il più recente è invece quello attivato a Padova, nel settembre del 2011.

Le iniziative sul territorio
All’interno della rete di Ics, le variazioni sul tema sono numerose. Al nord, al di là delle esperienze di Milano e Torino, GenovaCarSharing prevede un abbonamento annuale di 100 euro (che scendono a 50 per gli under 26 o per un abbonamento trimestrale). La tariffa comprende anche il costo per la benzina e la possibilità di scaricare gratuitamente l’app per smartphone “Io Guido”. Il servizio, operativo da luglio del 2004, conta oggi su oltre 2600 utenti registrati.

A Cagliari il servizio partirà a breve, con un primo test cittadino affidato a PlayCar: 16 stazioni distribuite tra i quartieri della città e una collaborazione con il servizio pubblico di trasporto urbano Ctm.

Non manca la leva degli incentivi per promuovere il servizio. Per esempio, il car sharing di Padova ha pensato di attivare una convenzione con Ikea che permette un risparmio sull’abbonamento annuale: i possessori della tessera Ikea Family usufruiscono infatti di una riduzione del 30% sul costo dell’abbonamento annuale e del 50% sul costo di iscrizione.

La proverbiale fantasia partenopea ha invece partorito Ci.ro. (City Roaming), iniziativa nata all’interno del progetto comunale “Napoli smart city” con 11 vetture e 4 stazioni. Ci.ro. va ad affiancare il servizio Bee, che propone ai cittadini napoletani una flotta di quadricicli elettrici e costi diversificati in base all’utilizzo.

Roma caput mundi?
A Roma, per utilizzare il servizio comunale di Roma mobilità bisogna pagare circa 200 euro: 100 di deposito cauzionale e 101,63 per l’abbonamento annuale con tariffe, per un’auto piccola, che partono da 2,03 euro l’ora (a cui vanno sommati 34 centesimi al chilometro). Interessante infine il progetto di car sharing condominiale per gli abitanti del complesso residenziale di via di Casal Bertone 66: partito nel 2011 grazie all’intuizione di Stefano Tersigni con l’iniziativa “Rédais - abitare sostenibile”, ha portato nella capitale un progetto di successo già realizzato in Germania e Giappone. Un accordo con “Roma servizi per la mobilità”, l’agenzia comunale che si occupa di trasporti, offre ai condomini due auto a un prezzo più basso rispetto a quello del servizio pubblico rivolto agli altri cittadini di Roma. Con in più il vantaggio di avere sempre a disposizione delle auto riservate, proprio sotto casa.

 

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