Più sport a scuola, a cominciare dalle primarie

La scelta di uno stile di vita sano può e deve essere un obiettivo fin dalla più tenera età. Per i bambini italiani, campioni di sedentarietà, il cambiamento si affaccia già alle porte della scuola.
31/10/2014
  • Giulia Annovi
sport a scuola

Immagine: 

credit: Duncan Hull, Flickr

«Bisogna insegnare ai ragazzi il piacere dei giochi in movimento e la necessità di fare sport, anche non agonistico». Con queste parole Laura Coccia, deputata del Partito democratico, spiega il perché della proposta di legge lanciata con lo slogan #crescoattivo sul finire dello scorso anno scolastico. Proposta che ha già fatto un suo percorso, tanto da arrivare a essere inclusa all'interno de “La buona scuola”, il recente documento redatto del Governo Renzi con le linee guida per la riforma scolastica.

La “proposta Coccia”
Vediamola nel dettaglio. Dal prossimo anno è prevista un’ora di educazione motoria nelle classi II–V delle primarie. L'attività fisica verrebbe affidata a laureati in scienze motorie e «gran parte dei 350 milioni euro stanziati per due anni serviranno a coprire soprattutto le loro prestazioni», spiega Coccia. Come recita l’art. 4 del testo di legge, alla copertura finanziaria provvederebbe un’imposta aggiuntiva del 5% sui nuovi giochi e scommesse. «Si tratta di una piccola cosa, ma ci stiamo adoperando per migliorarla. L’idea è di lavorare insieme al Coni: il presidente Malagò ha già dato piena disponibilità», continua Coccia. La proposta originale era molto più articolata e incisiva rispetto a quanto è poi finito nelle linee guida del Governo. «Malgrado l'ampio consenso, la realizzazione del progetto avrà un costo significativo. E sappiamo che trovare fondi di questi tempi non è facile. Però i benefici sarebbero immensi, sia in termini di salute pubblica che a livello economico: pensiamo solo a quanto denaro lo Stato risparmierebbe riducendo le spese mediche per i danni provocati da sovrappeso, obesità e malattie croniche», ribadisce la deputata del Pd.

Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, i bambini avrebbero bisogno di muoversi almeno un'ora al giorno. Ma l'Italia è ancora lontana da questo traguardo. Come sottolineano i dati raccolti nel rapporto Ocse “Health at a glance 2013”, infatti, si stima che nella penisola siano solo il 5% delle bambine e poco più del 10% dei bambini fino agli 11 anni a praticare moderata o intensa attività fisica giornaliera. A fronte di una media Ocse che riporta valori doppi rispetto a quelli italiani, il nostro Paese si piazza così ultimo in classifica.

L'Italia e lo sport nella scuola primaria
Altri Paesi europei si sarebbero già mossi nella direzione di potenziare lo sport in classe, luogo dove i ragazzi trascorrono molte ore, spesso rimanendo a lungo seduti e inattivi. Secondo il rapporto “Physical education and sport at school in Europe”, redatto nel 2013 dal network europeo Eurydice, su 30 Stati del vecchio continente sarebbero 13 quelli che avrebbero stabilito una strategia di introduzione dello sport a scuola. L'Italia rientra tra quelli che hanno organizzato iniziative nella scuola primaria, senza però aver identificato un vero e proprio piano nazionale. Finora la disciplina dell'attività fisica nella scuola primaria è stata affidata alla sensibilità degli insegnanti o all'adesione delle singole scuole a progetti specifici. «Ma non possiamo restare indietro anche su questo tema. In Europa questo modello già funziona: la Francia dedica il 15% del tempo scolastico allo sport, gli altri Paesi mediamente il 9%», continua Coccia.

Ma, come spesso succede, è “dal basso” che arrivano nuove idee e fermenti. A livello di promozione dell’attività motoria, per esempio, si contano numerose iniziative ed esperienze già avviate sul territorio, a livello regionale e locale, che vedono protagonisti istituti scolastici, professionisti e bambini. E quest’anno qualcosa si muove anche sul fronte dello sport a scuola. Grazie al sostegno del Miur e del Coni, infatti, è al via il progetto “Sport in classe”: due ore di educazione fisica settimanali per la terza, quarta e quinta di scuola primaria, a partire da novembre. E dal 2015 l'offerta potrebbe essere estesa alle altre classi.

Sport non vuol dire solo benessere fisico
Al di là del contrastare stili di vita sedentari e arginare condizioni a rischio come sovrappeso e obesità infantile (per i dettagli epidemiologici, si vedano i dati dell'Istituto superiore di sanità), l'attività motoria ha un ruolo importante anche nell'aumento della concentrazione dei ragazzi e nel miglioramento delle funzioni cognitive. Perciò in alcune scuole sono stati organizzati esperimenti per imparare la matematica attraverso attività pratiche, che imponessero un certo grado di movimento. In Australia, per esempio, è stato introdotto il programma Easy (Encouraging Activity to Stimulate Young) in otto scuole primarie. E i risultati sono stati raccolti nell'articolo “Rationale and study protocol of the Easy Minds program”: introdurre l'attività fisica durante la lezione di matematica non è utile solo a ridurre le ore di sedentarietà, ma anche a superare le barriere linguistiche, focalizzare l'attenzione degli studenti e generare entusiasmo nei confronti della materia con ricadute positive sull’apprendimento.

L’esperienza pilota di Udine
Anche una scuola italiana ha puntato forte sull'inserimento dello sport in classe per contrastare obesità, scarsa attenzione e problemi di coesione sociale. Così a Udine è nata la scuola Dante a indirizzo sportivo. «L'obiettivo è fornire un'alfabetizzazione motoria che insegni ai ragazzi a prendersi cura del proprio corpo e ad amare l'attività fisica, evitando la competizione», spiega Furio Honsell, sindaco di Udine.

La scuola Dante è nata grazie all'impegno di tutti: in primis della giunta comunale, che vuole promuovere stili di vita sani per tutta la cittadinanza; poi dell’Unione sport per tutti (Uisp) e della facoltà di Scienze motorie dell’Università di Udine, che seguirà i ragazzi e formerà i maestri della scuola; e infine dell'Asl Medio-Friuli 4, che organizzerà corsi per genitori e insegnanti. «Mentre ai genitori occorrerà mostrare dati e statistiche su salute, obesità e cattive abitudini dei loro figli, agli insegnanti suggeriremo le modalità migliori di comunicazione dei messaggi sulla salute da dare ai bambini», sottolinea Luciano Ciccone della Asl Medio-Friuli 4. Come ha detto il sindaco, in questo contesto sono state la tradizione della società civile, le idee, la passione e l'impegno di tutti a rendere possibile la realizzazione di una scuola veramente innovativa. Il tempo dirà se questo modello sarà esportabile in altre realtà.

 

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