Roma, i Fori e il rischio dell’ennesima occasione mancata

Il sindaco vuole rendere pedonale l’area intorno a Fori e Colosseo: una battaglia lunga, ancora senza vincitori né vinti.
19/02/2014
  • Stefano Menna
pedonalizzazione dei Fori romani

Mercoledì 5 marzo il Tar del Lazio sarà chiamato a decidere sul ricorso presentato dai comitati civici del quartiere Esquilino di Roma, in merito alla legittimità della pedonalizzazione dei Fori avviata lo scorso agosto. Sarà un giorno chiave per le sorti di quest’opera così tanto voluta e promessa fin dalla campagna elettorale dal neo-sindaco della capitale, Ignazio Marino. Un progetto ambizioso che ha fatto sognare, discutere e anche litigare. Ma che ha avuto il merito di rimettere al centro del dibattito e delle scelte politiche la valorizzazione del patrimonio storico-artistico e un’idea diversa di mobilità e città.

Nel solco di una tradizione decennale
Sono almeno trent'anni che nella capitale si parla di pedonalizzare i Fori. A partire dalla visionaria idea del parco archeologico dell’architetto Leonardo Benevolo del 1988 o dal progetto dell’intellettuale ambientalista Antonio Cederna. Ma anche con l'impegno concreto dei primi cittadini Argan e Petroselli, che unirono in un continuum Campidoglio, Foro Repubblicano, Colosseo e Arco di Costantino. Fino ad arrivare agli anni ’90, con l’istituzione delle domeniche a piedi e la chiusura completa di via dei Fori Imperiali al traffico automobilistico un giorno a settimana.

Dopo che negli ultimissimi anni l’agenda della politica aveva puntato su altre priorità, la giunta Marino ha scommesso sul rilancio dei Fori. Con l’obiettivo di creare “il più grande parco archeologico del mondo” e restituire ai cittadini la possibilità di viverlo completamente senz’auto, a piedi o in bicicletta. Si tratta in effetti di un patrimonio immenso, anche dal punto di vista turistico ed economico. Basti pensare che, solo il Colosseo, è uno dei monumenti più visitati al mondo e il più gettonato in Italia: secondo i dati del ministero dei Beni e delle attività culturali, nel 2012 oltre 5 milioni di persone vi hanno staccato il biglietto, per un incasso pari a 37,4 milioni di euro.

Le fasi del progetto
Il primo passo compiuto da Marino è stato chiudere al traffico privato il tratto compreso tra largo Corrado Ricci e piazza del Colosseo: a partire dal 3 agosto e con un limite di velocità di 30 km/h, possono transitare da qui solo le biciclette, i mezzi di trasporto pubblico, i veicoli ncc (“noleggio con conducente”), i taxi, i mezzi di emergenza e quelli autorizzati con apposito permesso.

Ma, dopo una partenza sprint - modifica della viabilità locale, allestimento della nuova segnaletica e degli arredi stradali ultimati nel giro di pochi giorni - la spinta propulsiva originaria pare aver perso via via vigore. E la stessa “fase due” del progetto, il cui avvio era previsto per la fine di dicembre, è tuttora ferma al palo. Colpa anche dei noti e gravi problemi di bilancio dell’amministrazione comunale. Al momento, quindi, la riduzione della sede stradale di via dei Fori Imperiali da 3 a 2 corsie, l’ampliamento del marciapiede sul lato destro (in direzione Colosseo) da 3 a 6 metri, l’avanzamento del varco della ztl in corrispondenza dell’incrocio tra via Cavour e via degli Annibaldi e la costruzione di una pista ciclabile da via dei Fori Imperiali a via Labicana e viale Manzoni non sono stati nemmeno cantierati.

Bella e incompiuta?
Un lavoro che, così com’è, pare lasciato a metà. Con una zona cosiddetta “pedonale” che in realtà è solo una ztl un po’ più restrittiva. Dove il numero di macchine è senza dubbio calato, ma non abbastanza. Secondo i dati di Legambiente rilevati nel nodo di largo Ricci, mentre prima i passaggi si attestavano intorno ai 3.400 veicoli all’ora nell’ora di punta, oggi siamo sull’ordine di quasi 600. Una riduzione significativa, ma ancora lontana dai numeri che caratterizzano un’autentica zona pedonale. «Transitano ancora troppe auto su quella strada, il provvedimento adottato è monco: i romani vogliono che il Colosseo sia liberato del tutto da traffico e smog e la strada aperta a chi vuole andare a piedi, in bicicletta, con i mezzi pubblici. Dopo una prima fase molto rapida e la sperimentazione, con ottimi risultati, di una completa pedonalizzazione durante le feste natalizie, ora bisogna andare avanti e tenere alta l’attenzione. Per questo il 13 febbraio abbiamo effettuato un blitz all’assemblea capitolina, per chiedere che sia finalmente discussa la delibera di iniziativa popolare per la completa pedonalizzazione dei Fori, ferma da ottobre 2012», spiega Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio.

Si tratta di un documento firmato da quasi 6.500 cittadini, mai messo all'ordine del giorno nelle commissioni competenti, né dalla precedente né dall’attuale amministrazione. Eppure statuto e regolamento di Roma Capitale prevedono tempi precisi: entro 2 mesi la discussione, entro 4 mesi il voto. «Pare che entro fine febbraio sarà finalmente calendarizzata in commissione ambiente e mobilità. Ma serve volontà politica e un tavolo di discussione aperto con tutti i soggetti interessati, altrimenti continuerà a rimanere lettera morta», continua Parlati.

Noi di azioni quotidiane ne avremmo parlato volentieri con i rappresentanti dell’amministrazione capitolina ma, nonostante i ripetuti solleciti all’ufficio stampa del Comune di Roma, non abbiamo mai ricevuto risposta alla nostra richiesta di intervista.

La rabbia di residenti e commercianti
La parziale pedonalizzazione e la mancanza di dialogo e concertazione delle scelte è proprio ciò di cui si lamentano commercianti e residenti della zona. Non solo quelli (parecchi) che sono sulle barricate fin dai primi giorni e si sono uniti in diversi comitati di quartiere per contrastare il progetto, ma anche tra chi è favorevole all’idea di avere strade più respirabili e spazi liberi per camminare e fare shopping. Tra questi c’è Cosimo, pasticcere dell’Antica Cornetteria di Enzo De Palo: «Da luglio abbiamo visto il fatturato ridursi di quasi la metà. La nostra è una clientela particolare, più assidua di notte: ma con via Labicana trasformata in una strada di scorrimento, è diventato impossibile fermarsi e parcheggiare. È vero, c’è il limite a 30 km/h: ma non lo rispetta praticamente nessuno. I controlli con gli autovelox mobili? Li hanno fatti per i primi 15 giorni, poi sono spariti». Sono almeno tre, nel giro di qualche decina di metri, gli esercizi commerciali di via Labicana che intanto hanno dovuto chiudere i battenti negli ultimi mesi. Difficile dire, però, se la colpa sia davvero della nuova viabilità locale o della crisi economica generale.

«La modifica all’assetto viario del quartiere ha provocato la scomparsa di circa il 10% dei parcheggi. Non sono pregiudizialmente contrario alla pedonalizzazione, purché sia totale e preveda i servizi oltre alle infrastrutture: per esempio, la zona pedonale potrebbe essere estesa fino a via Merulana e la grande caserma di via Labicana, dismessa da oltre dieci anni, riconvertita a parcheggio di scambio dove lasciare le auto per andare a piedi o prendere i mezzi pubblici», propone Federico Fiorucci, titolare di un negozio di ottica e residente in zona. «L’estensione della ztl fino a via Merulana è in effetti una proposta su cui vale la pena di ragionare insieme, in maniera costruttiva. Peraltro ci sono già progetti e idee che vanno in questo senso, con misure allo studio simili all’Area C di Milano», sottolinea lo stesso Parlati di Legambiente Lazio.

Parola alla giustizia
Intanto la battaglia si è spostata dalla strada alle aule giudiziarie. Un gruppo di cittadini dell’Esquilino, riuniti nel comitato “La voce di tutti”, il 30 ottobre ha fatto ricorso al tribunale amministrativo del Lazio contro il Comune, chiedendo l’annullamento della nuova viabilità per violazione delle norme di sicurezza previste dal regolamento viario urbano di Roma (per esempio, il mancato rispetto della distanza minima tra carreggiata e palazzo). Dopo aver giudicato ammissibile il ricorso a dicembre, la pronuncia del Tar è attesa per il 5 marzo.

Le conseguenze di un’eventuale sentenza favorevole al comitato sarebbero imprevedibili. Anche per le già dissestate casse del Comune di Roma, che si dovrebbe sobbarcare nuovi costi e spese per sanare le irregolarità. «Ma tornare indietro adesso sarebbe pura follia. Se il tribunale amministrativo dovesse davvero dare ragione a chi ha fatto ricorso, bisognerà subito sistemare la delibera perché rispetti tutti i regolamenti. Deve essere uno sprone ulteriore per portare a termine il lavoro fin qui intrapreso, per accelerare verso una pedonalizzazione vera e completa», conclude Parlati.

 

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