Diabete: l’Italia spende un terzo degli Stati Uniti

Aumenta la diffusione del diabete e sale la spesa. Siamo ben lontani dagli oltre 10 mila euro pro capite all'anno degli Usa, ma senza prevenzione e integrazione dei servizi i conti sono a rischio.
30/05/2013
  • Stefano Menna
costi del diabete

Nel nostro Paese per ogni malato di diabete si spendono circa 3.500 euro all’anno, contro gli oltre 10 mila euro degli Stati Uniti. Ma intanto anche da noi i costi lievitano e potrebbero presto non essere più sostenibili senza un cambio radicale di rotta. L’allarme viene da oltreoceano dove, secondo il nuovo rapporto dell’American Diabetes Association (Ada) pubblicato sul numero di aprile 2013 della rivista Diabetes Care, gli americani nel 2012 hanno sborsato ben 245 miliardi di dollari a causa del diabete: un aumento di oltre il 40% rispetto ai 174 miliardi registrati nel 2007. Di questa cifra enorme, 176 miliardi sono destinati a far fronte ai farmaci, ai ricoveri e alle cure di emergenza, mentre 69 miliardi coprono i costi indiretti: assenteismo, ridotta produttività, disoccupazione, disabilità e mortalità precoce. Gli esperti a stelle e strisce attribuiscono questa esplosione della spesa all’aumento della diffusione della malattia: 26 milioni di diabetici conclamati e altri 79 affetti dalla cosiddetta “sindrome prediabetica” fanno degli Stati Uniti uno dei Paesi con il più alto tasso di prevalenza di tutto il mondo. E le previsioni sono fosche, se è vero che secondo le stime nel 2050 sarà diabetico un americano su tre.

La situazione in Italia
Anche in Italia il diabete rappresenta una minaccia seria per la salute pubblica. Secondo gli ultimi dati Istat, circa 3 milioni e 200 mila italiani sono diabetici, con una prevalenza che in dieci anni è passata dal 3,9% del 2001 al 5,5% del 2012. Numeri confermati dal sistema di sorveglianza Passi, che sottolineano anche come la malattia sia più diffusa nelle persone senza titolo di studio o con la sola licenza elementare (13%), in quelle con molte difficoltà economiche (7%) e nelle persone sovrappeso (5%) e obese (11%). Emerge inoltre piuttosto chiaramente come fare attività fisica in modo costante (uno degli strumenti più efficaci per abbassare i livelli di glicemia nel sangue) sia un rimedio ancora poco praticato: secondo le stime del Passi, infatti, quasi la metà dei diabetici sono sedentari.

Investire in prevenzione
E la spesa? In Italia, i dati 2010 dell’osservatorio Arno-Diabete (una collaborazione tra la Società italiana di diabetologia e l’osservatorio Arno del Cineca) indicano che i costi diretti complessivi si attestano intorno ai 9 miliardi di euro. Ma aggiungendo quelli per i presidi e la distribuzione diretta di alcuni farmaci, si possono facilmente raggiungere i 10-11 miliardi di euro. Il nostro sembrerebbe quindi un sistema più economico ed efficiente di quello statunitense, visto che la spesa annuale pro capite è pari a circa 3500 euro: un terzo di quella Usa. Una differenza del resto coerente con il rapporto tra spesa sanitaria e Pil, che negli Usa oggi supera il 17% contro il 9% dell’Italia (inferiore alla media Ocse).

Come negli Stati Uniti, però, anche nella penisola l’impatto economico del diabete si fa anno dopo anno sempre meno sostenibile. Tra il 2006 e il 2010 l’aumento della spesa per il Servizio sanitario nazionale è stato di circa il 20%, pari a 1,5 miliardi di euro. E il barometro tende al brutto. Servono quindi nuove strategie per favorire la prevenzione, limitando la spesa e soprattutto il ricorso ai ricoveri ospedalieri: nel 2010, a causa del diabete e delle sue complicanze, si sono registrati 22 ricoveri ogni 100 mila abitanti. «La causa principale di ospedalizzazione per la persona con diabete sono le complicanze, che possono essere ridotte solo con un’efficace strategia di prevenzione e un costante controllo della glicemia. Occorre quindi un’azione di educazione e informazione che inizi già nelle scuole, integrata a iniziative per rendere più omogenei i trattamenti e gli interventi sul territorio nazionale, con il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema. Proprio come prevede il nuovo Piano nazionale diabete varato nell’autunno scorso», sottolinea Stefano Del Prato, presidente della Società italiana di diabetologia.

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