L’attività fisica? È il lato B del rock

Musica, sport e dintorni: quando le note accompagnano il movimento. Una suggestiva, parziale, rassegna su un rapporto mai banale. Tra vecchie glorie “maledette” e stelle del rock rimesse a nuovo da stili di vita più sani.
29/04/2014
  • Valerio Palmieri, Stefano Menna
Bob Marley e il calcio

Immagine: 

Bob Marley (1945-1981), in azione in Brasile nel 1980

«Se non fossi diventato un cantante, sarei stato un rivoluzionario. Oppure un calciatore. Il calcio significa libertà, creatività. Significa dare libero corso alla propria ispirazione». Al di là delle innegabili doti artistiche e di quelle, meno scontate, del Bob Marley futbolista (esistono versioni più che contrastanti in merito alle sue reali capacità tecniche), le parole del re del reggae ci dicono qualcosa anche sul legame tra attività fisica, sport e musica.  

Certamente c’è un rapporto di base, propriamente di causa ed effetto, tra suono e movimento. Ma, per andare oltre il piano fisico della questione: esiste un legame tra la musica rock e una quotidiana attività fisica finalizzata a sostenere uno stile di vita sano? La risposta è affermativa anche se, da un certo punto di vista, si tratta di un rapporto davvero paradossale. Vediamo perché.

Dalle palestre alle balere
Nel corso degli ultimi 30-40 anni la musica - nel suo senso più ampio - con l’aiuto della tecnologia e delle sue continue innovazioni, è divenuta la colonna portante (o meglio, sonora) di ogni tipo di attività fisica individuale. L'analogico walkman prima - espressione letterale in chiave anni ’80 della strettissima relazione tra musica e moto - e il trionfo digitale di ipod e smartphone poi, hanno accompagnato milioni di sessioni di corsa, nuoto, jogging o spinning. E a ognuno la sua playlist: adrenaliniche, rilassanti, ritmate, chill-out, cinematografiche, metalliche, vellutate, dopanti. Pescando in un territorio musicale ampio e in continua evoluzione, di solito di spiccata matrice pop-rock.

Le stesse palestre, un tempo dominate da un silenzio quasi religioso, interrotto magari dal fischietto dell’allenatore e reso carico di significati dagli scricchiolii del parquet e degli attrezzi ginnici, sono oggi filosoficamente allineate con quel “play it loud” che campeggiava sulle copertine di molti vinili dei formidabili Seventies. Musica a tutto volume per sudare, mantenere (o ritrovare) la forma fisica. Attenzione, però: per essere digerita, spesso la colonna sonora proposta in palestra necessita di stomaci (e orecchie) forti… si consiglia piuttosto un ipod con selezione personalizzata.

Un ambito “sportivo” che non può prescindere dall’accompagnamento musicale è poi il ballo. Un tempo considerato in maniera riduttiva solo come attività ludico-sociale (o, al limite, forma d'arte), oggi in realtà è una delle attività più complete e salutari, perché oltre al corpo stimola la memoria e l'apprendimento, nella condivisione di figure, gesti e spazi di coppia o di gruppo.

Messaggi contrastanti
Ma allora, per tornare alla domanda iniziale: dov'è questo paradosso nel rapporto tra rock e attività fisica? Il fatto è che la musica, che supporta e stimola così tante e diverse forme di esercizio fisico finalizzate al benessere psicofisico, è il frutto del lavoro e (raramente) del genio di artisti che poco o nulla hanno avuto a che fare con lo sport. Tantomeno con un concetto, ancorché vago, di salute e stili di vita sani. Anzi. Impossibile citare le centinaia di riferimenti all'autodistruzione, all’insegna del noto trittico “sex, drug & rock’n’roll”. Solo per fare un esempio, se all'apice di una sessione di addominali, o appena prima di aver scalato l'ultima salita sulle note di “It's a long way to the top (if you wanna rock'n'roll)”, ci fermassimo a riflettere sullo stile di vita degli Ac/Dc...

In realtà nell'enorme archivio musicale dell'ultimo mezzo secolo di musica popolare non esistono inni all'attività fisica, anche se un pezzo come “Heroes” di David Bowie viene spesso accostato, più per il tono epico che per il suo significato intrinseco, alle immagini di grandi imprese. Non a caso accompagna da sempre la sigla della fortunata trasmissione tv “Sfide”, racconto in chiave giornalistica di vicende e uomini di sport. Volendo però ampliare lo spettro e considerando tra le attività salubri per corpo e spirito il kamasutra (in effetti, chi dice che non lo sia?), potremmo inserire nella nostra playlist ideale il pezzo di Anita Lane semplicemente intitolato “Do the kamasutra”. Un messaggio chiaro e sintetico.

E gli stessi miti dello sport, scelti per essere rappresentati come simboli nelle canzoni o sulle copertine di dischi che hanno fatto epoca, non sono lì (solo) per le loro doti atletiche. Uno per tutti: il lavoro del 1987 del gruppo di Leeds the Wedding Present intitolato “George Best”, in onore della stella nordirlandese che brillò - forse più fuori che sui campi di calcio - per il suo stile di vita un po’ troppo disinvolto con alcol e donne.

Ma qualche nota positiva c’è
Non mancano illustri eccezioni: basti pensare a Rod Stewart, calciatore dilettante prima che rockstar. Uno che, come ha più volte ammesso, lo sport lo ha aiutato a superare problemi esistenziali e relazionali. Grande tifoso dei Celtic (la squadra cattolica e indipendentista di Glasgow, che spesso il cantante segue anche in trasferta), il 69enne Stewart milita tuttora in una formazione senior: nel 2009 si è fatto costruire nella propria villa di Epping, nell’Essex, un campo da calcio di dimensioni regolamentari di cui cura personalmente il taglio dell’erba, rasata a quadri come piace agli scozzesi.

E analoga venerazione per il football la aveva appunto Bob Marley. Musica e calcio erano le sue due grandi passioni: «quando era piccolo e non suonava con gli amici, Bob giocava sempre a pallone. Non saprei dire cosa amasse di più, se il calcio o la musica. So solo che quando gli proponemmo di fare una partitella con noi al National Stadium di Kingston era entusiasta: non l’ho mai visto così felice», ricorda Carl Brown, giocatore della nazionale giamaicana negli anni ’70. Marley era molto attento alla cura del corpo, considerato dai rastafariani il tempio di Jah (Dio) e quindi da preservare al meglio: quando poteva, ogni mattina andava a correre e faceva ginnastica in spiaggia. E fu proprio durante un incontro di calcio nell’estate del 1977, che perse l'unghia dell'alluce destro sotto la quale stava crescendo quel melanoma che, quattro anni più tardi, lo avrebbe portato alla morte. Marley fu sepolto in Giamaica insieme alla sua chitarra e al suo pallone.

Invecchiamento attivo, anche per le rockstar
Infine, se esiste davvero un punto di equilibrio in questa paradossale relazione tra sport e musica, è da ricercare nella parabola del veterano del rock Mick Jagger, leader inossidabile dei Rolling Stones. Dopo una carriera di eccessi all'inizio della quale ipotizzava - al pari dei coetanei e connazionali the Who - che fosse meglio «morire prima di invecchiare», oggi Jagger è uno dei settantenni più in forma (e, insospettabilmente, in salute) del pianeta. Il suo segreto? Pochi eccessi, 8 ore di sonno a notte, un'alimentazione equilibrata e, soprattutto, 6 giorni alla settimana di allenamenti a base di corsa (12 km al giorno), pilates, ballo, bicicletta, yoga. Altro che patto col diavolo, con buona pace della sua celebre “Sympathy for the devil” liberamente ispirata al romanzo di Bulgakov “Il maestro e Margherita”: oggi il rock'n'roll è sceso a patti con la bilancia.

Chiudiamo con una playlist di 13 pezzi (più uno) per un'ora di attività fisica intensa accompagnata da buona musica, composta - con le peggiori intenzioni - da chi se ne intendeva.

  1. I’m waiting for the man - the Velvet Underground
  2. Back to the middle - Deerhunter
  3. Golden brown - the Stranglers
  4. Everyone thinks he looks daft - the Wedding Present
  5. Lust for Life - Iggy Pop
  6. No one knows - Queens of the Stone Age
  7. The fire of love - Gun Club
  8. Heroes - David Bowie
  9. Take me out - Franz Ferdinand
  10. Brown sugar - Rolling Stones
  11. Telephone - the Black Angels
  12. Half full glass of wine - Tame Impala
  13. It's a long way to the top (if you wanna rock'n'roll) - Ac/Dc.

bonus track

  1. Do the kamasutra - Anita Lane.
     

2 Commenti

Staight Edge - Hardcore Punk per guadagnare salute

Complimenti per l'articolo e massimo rispetto per la playlist (un grazie particolare per i Gun Club)!
A proposito di rock per guadagnare salute vi segnalo le band di Ian McKaye: Minor Threat e Fugazi. Hanno dato avvio negli anni 80 al cosiddetto movimento Straight Edge (XXX). Musica hard-core, ma no droga, no alcol, no tabacco, il tutto combinato a militanza antifascista. Concerti a basso costo e "all ages" (ti facevano entrare anche se minore di 16 anni).
Qua il brano dei Minor Threat che ha dato il nome al movimento: http://www.youtube.com/watch?v=OMybxAoSvS8

Ecco il testo:

I'm a person just like you
But I've got better things to do
Than sit around and fuck my head
Hang out with the living dead
Snort white shit up my nose
Pass out at the shows
I don't even think about speed
That's something I just don't need

I've got the straight edge

I'm a person just like you
But I've got better things to do
Than sit around and smoke dope
'Cause I know I can cope
Laugh at the thought of eating ludes
Laugh at the thought of sniffing glue
Always gonna keep in touch
Never want to use a crutch

I've got the straight edge

Per lo Straight Edge, bere, fumare, prendere droghe è considerato uno stile di vita conformista e autodistruttivo mentre una persona libera, ribelle e veramente anti-conformista deve rimanere lucida e rinunciare a “stampelle” proposte dalla cultura dominate. Potente anche l'impostazione per la quale non si tratta di una rinuncia ma di acquisire qualcosa: I've GOT Straight Edge.

I Fugazi (la successiva band di McKaye) erano meno hard-core dal punto di vista musicale ma sempre Straight Edge (McKaye non dava nemmeno interviste a riviste che inserivano pubblicità di alcolici o sigarette...): https://www.youtube.com/watch?v=ggLzLJsxe2s

Henry Rollins è un altro che mi viene in mente a proposito di punkrock combinato a stili di vita sani. Rollins è da sempre un cultore dell'esercizio fisico, non beve, non fuma, non prende droghe. La sua prima band erano i mitici Black Flag, punto di riferimento punk universalmente riconosciuto e contemporaneamente piuttosto critici sul consumo di alcol - vedete per esempio "Drinking and Driving": http://www.youtube.com/watch?v=8QTsQymUCiY.
Il testo:
Drink. Drink. Drink. Drink. Don't Think. Drive. Kill. Get drunk a lot. And work 40 hours a week. Spend half your time. Hung over, sick and weak. Make sure to tell yourself that this is cool. And make sure to tell yourself that you have no choice. And that you can quit anytime that you want, anytime.

Mi ricordo di un concerto nel quale Rollins chiedeva (e otteneva!) assoluto silenzio (e potete immaginare a che tipo di pubblico...) per qualche minuto prima dell'inizio del concerto perchè doveva meditare (!) - poi prendeva il microfono e cacciava un urlo da brivido facendo esplodere la scena … http://www.youtube.com/watch?v=8xSFi-Tn2_g

XXX

Pirous

Bonus Video (attività fisica di uomini di mezz'età): Dinosaur Jr - Over It

http://www.youtube.com/watch?v=TgTJtdn6VjM

American Indie

Grazie per il commento e complimenti per l'approfondimento.
Sul comodino accanto al mio letto hanno un posto fisso 2-3 libri, uno dei quali è "American Indie" di Michael Azerrad... Ci siamo capiti.
V

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