L’8 marzo, pensando (anche) alla salute

Le donne fanno meno attività fisica degli uomini: servono interventi multisettoriali, che tengano conto di esigenze e caratteristiche specifiche. L’8 marzo è l’occasione per fare luce su questo gap di genere.
28/02/2014
  • Rosy Matrangolo
donne e attività fisica

Pari opportunità e sport: se ne può fare una questione di genere. Sono infatti numerosi gli studi che confermano come le donne in Italia pratichino meno attività fisica rispetto agli uomini. Una conferma arriva ora anche da una ricerca condotta per una tesi di laurea dell’Università de L’Aquila, che evidenzia limiti e opportunità di fare pratica fisica per le donne che vivono e lavorano in città. Il quadro di riferimento sono le raccomandazioni internazionali, che ai fini della salute della popolazione adulta prescrivono 30 minuti di attività moderata al giorno per cinque volte alla settimana o 20 di attività vigorosa tre volte alla settimana ed esercizi per la forza muscolare due volte alla settimana. L’indagine riguarda circa 200 donne diplomate o laureate di Torino.

Interviste sullo stile di vita, ma anche sulla consapevolezza di come l’attività fisica sia un aiuto importante nel ridurre il rischio di molte malattie croniche che colpiscono in particolare il genere femminile hanno portato a risposte univoche: la maggiore difficoltà è conciliare i tempi del lavoro con quelli della casa e della famiglia. La mancanza di tempo è il primo ostacolo, soprattutto perché rende difficile ritagliarsi la possibilità di frequentare un corso o praticare uno sport in una struttura, magari lontana da casa. Tra le intervistate dichiara di fare sport il 27,1%, attività fisica meno intensa e continuativa il 27,6%, mentre il 39% si ritiene una persona sedentaria.

Sport come motore di aggregazione
Ma che ruolo giocano le istituzioni nello sviluppo e nella sensibilizzazione alla pratica sportiva a scopi di salute? Valorizzare la donna per la cura e il rispetto che deve sempre avere per se stessa è la chiave di lettura con cui la città di Torino vuole festeggiare la ricorrenza dell'8 marzo, insieme a quanti parteciperanno all'evento Just the woman I am, a sostegno della ricerca piemontese sul cancro.

Una giornata di iniziative che avrà il suo clou alle ore 18 con una gara di corsa non competitiva e una camminata di fitwalking di 3 km, il cui intento è porre lo sport come elemento di aggregazione e veicolo per sensibilizzare le donne (ma non solo) sull'importanza del fare esercizio, anche e soprattutto per sconfiggere molte malattie croniche. È la stessa Asl Torino 4 a riprendere un dato dell'Organizzazione mondiale della sanità sui benefici garantiti dall’attività fisica, in grado di ridurre l’incidenza delle malattie cardiocircolatorie, responsabili di circa un terzo di tutte le morti nelle donne a livello mondiale.

«Nelle donne che svolgono abitualmente esercizio - spiega Maurizio Gottin, responsabile del dipartimento di Medicina sportiva dell'Asl Torino 4 - si riscontra una minore percentuale di casi di tumore del colon e della mammella. L’esercizio fisico riduce inoltre l’ansia, lo stress, la depressione (che colpisce le donne due volte più degli uomini) e il senso di solitudine, favorendo al contrario l’autostima e la socializzazione».

Ai fattori che entrano in gioco nel rischio sedentarietà vanno però aggiunti altri aspetti socioculturali: in base ai dati 2012 del sistema di sorveglianza Passi, l’attività di monitoraggio a 360 gradi sullo stato di salute della popolazione adulta italiana, la sedentarietà è significativamente più frequente in alcune categorie: nella fascia di età più anziana (50-69 anni, 35%), fra le donne (33%), fra le persone con molte difficoltà economiche (41%), fra quelle con un titolo di studio basso o assente (41%) e tra gli stranieri (33%). La distribuzione della sedentarietà, inoltre, divide l’Italia in due in maniera netta, con una maggiore diffusione nelle Regioni centromeridionali.

Il fitwalking
Tra le iniziative in programma l'8 marzo a Torino, anche una sessione di 3 km di fitwalking, la camminata “corretta” che, mettendo in pratica alcune semplici regole tecniche, può diventare un valido modo per fare attività fisica adatta a tutti. Questa disciplina si adatta particolarmente a chi vive in città e ha difficoltà a trovare gli spazi per l'attività fisica. Una sperimentazione già avviata dall'Asl Torino 1 ha visto infatti la formazione di alcuni dipendenti per poter poi avviare (in veste di istruttori) piccoli gruppi di fitwalking al femminile. Gruppi che comprendono, tra l'altro, neo mamme e donne in menopausa.

«Un’iniziativa a basso costo che risponde all'esigenza di incentivare l'educazione a stili di vita sani», aggiunge Gottin. «Nell'ottica di concorrere a strategie che promuovano il movimento a scopo di salute, questa iniziativa si rivela piuttosto utile. Certamente anche l'istituzione di aree pedonali, le giornate “porte aperte” allo sport per tutti, l'agevolazione alla pratica fisica per determinate fasce della popolazione sono misure altrettanto importanti. La promozione dell’attività fisica nel sesso femminile richiede però interventi multisettoriali e multidisciplinari, che tengano conto delle esigenze e delle caratteristiche diverse dei vari sottogruppi di donne».

 

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